Pinelli

December 14, 2019. by
Durante il fascismo per finire al confino bastava veramente poco,
come si evince dalle oltre 12.000 ordinanze emesse dalle Commissioni Provinciali:

partecipare al funerale di un amico comunista, deporre fiori sulla tomba di un antifascista, ironizzare o raccontare barzellette sul fascismo o sulla figura del duce, diffondere notizie ascoltate da una radio straniera, leggere libri ritenuti sovversivi, cantare inni considerati rivoluzionari, anche in abitazioni private.
 
Festeggiare il primo maggio era poi considerata un oltraggio per il regime fascista. Coincidenza la strage di Portella della Ginestra, per mano di Salvatore Giuliano, fu il 1° Maggio, ed il messaggio, ai lavoratori era chiaro.
 
Marcello Guida fu direttore del carcere politico di Ventotene durante il fascismo.
Dove ebbe fra gli “ospiti” Sandro Pertini, Luigi Longo, Umberto Terracini, Giorgio Amendola, Giuseppe Di Vittorio, Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, molti altri nomi importanti.
 
Marcello Guida fa parte della lunga lista dei fascisti riciclati una volta caduto il regime. Personaggi che riuscirono ad occupare posti chiave della sicurezza, dalle forze dell’ordine alla magistratura ai servizi segreti, alla massoneria, alla politica.
 
D’altra parte l’assoluzione di Freda e Ventura, per i giochi di prestigio fra depistaggi e manovre varie, il processo spostato da Milano a Catanzaro, chissà come mai a Catanzaro,
 
A Palermo, tanto per dire, c’era negli anni 80/90 il giudice Carnevale, soprannominato l’ammazza sentenze, perché assolveva sempre in cassazione i mafiosi giudicati colpevoli nei processi istituiti da Falcone e Borsellino.
 
Così nella fine degli anni 60 Marcello Guida è a Milano.
Diresse quindi le indagini seguenti la strage di piazza Fontana verso la pista anarchica, quando partì il depistaggio, e fu coinvolto come superiore del commissario Luigi Calabresi, nel caso della morte per defenestramento dell’anarchico Giuseppe Pinelli.
 
Che era in questura perché chiamato dal suo vecchio amico Luigi Calabresi, capo questore, e Pinelli in questura ci andò come a prendere le sigarette, in motorino, non fu nemmeno necessario che gli mandassero, per ordine di Calabresi, una camionetta a prenderlo.
Lo chiamò a casa e lui ci andò.
 
E Anche se Calabresi si difese poi dicendo che lui era fuori stanza in quel momento era ugualmente colpevole, perché lascio il suo vecchio amico Pinelli in mano ai suoi aguzzini, che lo fecero volare dalla finestra.
 
Marcello Guida nella conferenza stampa a seguito del fatto disse che Pinelli si era lanciato gridando
“è la fine dell’anarchia”.
Una squallida e vigliacca invenzione, di cui solo un fascista ne può essere capace, senza scrupolo alcuno per la moglie e le due figlie e sulla pelle di un morto che non può difendersi..
 
Fece scalpore l’allora presidente della Camera Sandro Pertini (recluso sotto il fascismo a Ventotene), che arrivato in visita alla stazione di Milano Centrale dopo la morte di Pinelli,
rifiutò di stringere la mano a Marcello Guida.
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